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sabato 24 luglio 2010

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Marea Nera: responsabile dei fenomeni estremi metereologici?


I continui sversamenti in mare di petrolio e prodotti petroliferi potrebbero essere la concausa di modificazioni del clima e dei movimenti delle masse d'aria del globo terrestre; danni per i quali non bastano tutti i soldi del mondo
di: 01/07/2010 - h 22,00
L'affermazione dell'incaricato, da parte del Presidente USA, di gestire il risarcimento dei danni derivanti dalla marea nera che sta uscendo nel Golfo del Messico per il quale per riscarcire i danneggiati “non basterebbe tutto il denaro del mondo” forse contribuirà a far capire quanto sia il disastro. In termini economici, perchè i potenti della Terra capiscono solo il linguaggio dei soldi.
Ma i danni sono sicuramente maggiori, molti – sulla base di un evento massiccio e misurabile – cominciano a chiedersi se non sia proprio il petrolio responsabile dei cambiamenti climatici e soprattutto del presentarsi di un maggior numero di “fenomeni climatici estremi”.
Ciò non solo per la combustione del fossile che genera Co2, ma per l'effetto che ha sulla temperatura delle acque dei mari che coprono la maggior parte del mondo.
Il “laboratorio” del Golfo messicano ha rivelato, infatti, che la presenza di una pellicola oleosa in superficie determina un grande innalzamento della temperatura delle acque a causa della impossibilità di un raffreddamento naturale attraverso l'evaporazione.
Mari caldi ed aria soprastante secca, quindi, in grado di sconvolgere anche la circolazione della masse d'aria.
Ma il petrolio non si riversa in mare solo nel Golfo con fenomeni di immediata e spettacolare percezione.
Bisognerebbe dare almeno la stessa importanza al disastro ambientale che da più di 50 anni affligge il Delta del Niger Dai 606 pozzi petroliferi attivi in Nigeria, in mezzo secolo - si legge nella documentazione resa nota da Amici della Terra - sono stati riversati nell'ambiente circa 1,5 milioni di tonnellate di petrolio, pari a 50 volte quello fuoriuscito dal disastro della Exxon Valdez nel 1989 di fronte all'Alaska, e più di 24 miliardi di metri cubi di gas naturale, provenienti dal sottosuolo come sottoprodotto del processo di estrazione del greggio, sono stati bruciati in torcia ogni anno.
Da quest'ultimo processo, noto come 'gas flaring', vengono rilasciate nell'atmosfera circa 50 milioni di tonnellate di Co2 (il total annuo mondiale è 280 milioni di tonnellate).
Conteggiando anche il metano liberato senza combustione, ha sottolineato, Rosa Filippini, presidente di Amici della terra Italia, la cifra aumenta «enormemente». «In Nigeria ogni anno si contano circa 300 sversamenti e più di 2.000 aree hanno necessità di bonifica.
Ma non solo: gli impatti sulla salute umana sono evidenti, tanto che le aspettative di vita sono crollate drasticamente negli ultimi anni,ora la media è scesa a 41 anni nel Delta contro una media nazionale di 48.
Tutto ciò dimostra che il disastro del Messico non è niente messo in paragone a ciò che accade da decenni nel Delta del Niger».