Vi proponiamo un bellissimo articolo riassuntivo sulle prove in nostro possesso circa le civiltà prediluviane e la loro catastrofica scomparsa. L'ho trovata una lettura piacevole e ricca di spunti su cui ricercare.
Buona lettura:
La verità su Atlantide, civiltà Atlantidee e diluvio universale
Su Atlantide, civiltà atlantidee e diluvio universale ci sono una lunghissima serie di prove che portano sempre ad un’unica verità.
Gli sconvolgimenti globali di 11600 anni fa
Circa 11600 anni fa un grande asteroide cadde sulla Terra, generando un cataclisma che sconvolse l’intero pianeta, e con violenti terremoti, terribili eruzioni vulcaniche, piogge a dirotto, inondazioni immense e l’innalzamento dei mari.
L’evento è stato documentato scientificamente da numerose prove. Parte della megafauna esistente circa 11600 anni fa scompare improvvisamente in tutti i luoghi del globo terrestre in cui esisteva. Piante ed animali come Mammuth, tigri dai denti a sciabola, cervi giganti, scompaiono all’improvviso, da un giorno all’altro. E risalgono sempre alla catastrofe di 11600 anni fa le infinità di animali le cui carcasse furono travolte da immani piene, portati per lunghe distanze, ammassate nelle gole dei fiumi e nei fondovalle, sepolti da una coltre di fango insieme ad alberi e piante. Anche molti massi erratici risultano trasportati da immani inondazioni.
Molti scienziati hanno scoperto ampie zone, ora sepolte sotto l'oceano, che fino a 11600 anni fa formavano dei veri e propri subcontinenti, come il caso del subcontinente fra la Siberia e l'Alaska, il quale abbondava di vita selvaggia, e il subcontinente della Beringia tra l'America settentrionale e l'Asia, anch'esso popolato di abbondante fauna che fu sterminata da un evento catastrofico.Una delle conseguenze del cataclisma di circa 11600 anni fa sembra essere anche la fine dell’era glaciale, almeno per come la intendiamo noi.
Il grosso asteroide colpì la Terra in una zona marina, causando anche le famose inondazioni gigantesche che sono ricordate dalle tradizioni di tutto il mondo come il “Diluvio” o “Diluvio Universale” (e l'espressione Diluvio Universale è abbastanza esatta). Un caso precedente fu l'asteroide che 65 milioni di anni fa, cadendo nel Golfo del Messico, provocò l’estinzione dei Dinosauri.
Tuttavia è possibile affermare che l'asteroide che colpì la Terra 11600 anni fa non era un singolo blocco ma era composto di più blocchi. Infatti ci sono tracce evidenti di un corpo celeste frantumatosi durante la caduta sulla terra, dopo essere entrato in collisione con un altro asteroide. Frammenti di questo asteroide colpirono anche la terra ferma, tanto è vero che i crateri di questi impatti furono scoperti da indagini aeree del 1930 nella zona della Carolina del Sud, in cui risultano esistenti nella zona un'infinità di crateri di forma ellittica. Tali crateri da impatto risalirebbero proprio a circa 11600 anni fa. Il frammento più grande di questo asteroide dovette cadere in un punto dell’oceano Atlantico a nord-est del Mar dei Sargassi, e provocò una serie di sconvolgimenti che devastarono il pianeta.
È stato possibile rilevare le tracce delle catastrofiche mega-onde originatesi dagli oceani come delle creste ad anelli concentrici, vicino ed intorno alle regioni polari. Ciò che di eroso ormai rimane, viene identificato come creste di archi murenici sviluppati parallelamente alle estremità di precedenti livelli di ghiacciai in ritiro. Quindi la direzione degli archi morenici può svelare un determinato punto d' origine per questi enormi movimenti. Tutti i punti iniziali di spostamento murenico di 11600 anni fa non giacciono su montagne ma nel mare artico e nelle profondità della regione artico-centrale.
Quindi è possibile dire che l'asteroide o la parte più grande di esso che colpì la Terra 11600 anni fa andò a cadere nel mare artico.
Un'altra traccia delle mega-ondate prodotte dall'impatto dell'asteroide sono i laghi del tardo pleistocene che ora non esistono più. A causa delle mega-ondate planetarie questi laghi sorsero quasi istantaneamente nel bacino del Mar Nero, del Mar Caspio, nel Mare di Aral, si formarono i laghi Yenesei e Masijskoe, grandi laghi apparvero in Dzungaria e anche in Mongolia.
Spiagge di tutto il mondo conservano tracce di quel momento catastrofico quando il livello delle acque oceaniche diventò improvvisamente considerevolmente più alto di quello attuale. Ritirandosi, le acque hanno lasciato terrapieni lungo le rive di tutti gli oceani, laghi e fiumi.
Altre evidenti e chiare tracce di mega-onde catastrofiche da questi centri, sono rappresentate da creste parallele che si estendono nell' Eurasia in un'area non inferiore a 10 milioni di km quadrati per una lunghezza da 5000 a 7000 km e una larghezza di oltre 1000 km.
L’impatto con la Terra di 11600 anni fa oltre agli effetti qui ricordati, provocò anche delle enormi fratture della crosta terrestre. Una di queste fratture è ancora visibile oggi nella Rift Valley africana: una fessura che si estende per oltre 4800 km dalla Siria al Mozambico, la cui larghezza varia da pochi chilometri a più di 160 km.
La scomparsa di Atlantide e di civiltà Atlantidee
Anche le avanzate civiltà umane esistenti a quel tempo furono praticamente spazzate via dai cataclismi che avvennero circa 11600 anni fa.
Potenti terremoti, eruzioni vulcani, sconvolgimenti climatici, diluvi d’acqua dal cielo e soprattutto incredibili inondazioni spazzarono via intere civiltà di quel tempo.
Immense ondate gigantesche percorsero tutto il globo e si abbatterono sulle coste e penetrarono sino all’interno abbattendo, distruggendo e ricoprendo tutto ciò che incontrano. Tale ondate non si sollevarono come creste, come fanno le onde normali, ma si spostarono uniformemente come un unico muro, gigantesco, d’acqua, con acqua ancora più alta dietro di loro.
Questa catastrofe terrestre è ancora ricordata oggi da molte popolazioni da ben 70 leggende tramandate da generazione in generazione. In esse viene anche ricordato la scomparsa di una terre abitate da civiltà evolute: si tratta di Atlantide e delle altre civiltà esistenti in quel tempo, come Lemuria e Mu. Queste tre civiltà prosperavano su grandi isole e penisole (e non su continenti come si crede) che furono sommerse e di cui oggi rimangono visibili solo le zone più elevate.
Di queste civiltà ne parla anche Platone e colloca in modo preciso la scomparsa di Atlantide proprio 11600 anni fa. Platone conosceva la storia di Atlantide dai racconti di Solone, che a sua volta l’aveva ascoltata da alcuni sacerdoti egiziani. Gli egiziani credevano che il sud, non il nord, fosse in cima al mondo e per loro questo aveva senso poiché era la direzione da cui scorreva il Nilo. Ciò ha portato Platone ad un'errata interpretazione dell'ubicazione di Atlantide, che doveva essere posta molto più a sud-ovest rispetto a dove egli la pone.
Gli antichi popoli di tutto il mondo ricordarono nelle loro tradizioni le splenditi civiltà esistenti all'epoca di Atlantide, e non solo riferendosi ad Atlantide, Lemuria e Mu. Si tratta del caso dello Cveta-Dvipa degli Indù, dell'Ayriam-Vaejo degli Iranici, della Sham-bhala dei Tibetani, della terra del monte Hu-Ling dei Cinesi, dell'Asgard degli Scandinavi, della Tulla dei Toltechi, della Thule dei Greci, dell'arcipelago delle Isole Fortunate delle saghe medioevali europee.
Alcune leggende ricordano dettagliatamente, anche se sotto nomi diversi, il cataclisma che 11600 anni fa sconvolse il pianeta e le civiltà di allora, sottoforma di diluvi ed altri cataclismi. È il caso del Noè biblico e del diluvio universale, il cui racconto è ricordato da popoli di ogni parti del globo, dai popoli mesopotamici ai nativi americani. In particolare, la mitologia americana ci dà sia la storia in cui la gente è già in America quando il Diluvio comincia, in cui la popolazione si rifugia sulle montagne, e sia la storia che narra l'arrivo in America con delle imbarcazioni di superstiti di una terra che era stata sommersa, che con le loro imbarcazioni approdano sulle cime delle montagne. Si tratta di molte leggende del continente Americano che si assomigliano tutte tra loro. Inoltre, è stato scientificamente appurato che il racconto del diluvio biblico e molte altre parti della Bibbia derivano direttamente da un antico diffuso racconto babilonese, la famosa Epopea di Gilgamesh, ma sono state sapientemente lette in chiave monoteistica. Nei miti mesopotamici gli attori sono gli dei nel loro complesso, mentre nei racconti biblici interviene sempre e solo personaggi ebrei come il re d'Israele. L'Epopea di Gigamesh è inizialmente nata presso l'antica civiltà dei Sumeri ed è il più antico poema che si conosca. Come già si è detto, l'Epopea di Gilgamesh contiene molti eventi che sono presenti nella Bibbia, evidentemente in parte copiata da antichi famosi poemi epici. Infatti ritroviamo nell'Epopea di Gilgamesh non solo il racconto biblico del diluvio universale ma anche la storia, come quella biblica dell'Eden, della punizione dell'uomo per non aver temuto gli dèi o anche un evidente parallelismo con il racconto del serpente del giardino dell’Eden (tra l'altro l'Eden biblico è la rappresentazione poco meno che cartografica di tutto il mondo conosciuto ai tempi dell' autore biblico). Ma l'Epopea di Gigamesh a sua volta deriva da un racconto molto più antico, cioè l'Epopea di Atramkhasis, in cui tra le altre cose viene narrato lo stesso episodio del diluvio universale. In sostanza, il racconto del diluvio universale biblico, pur con vari adattamenti, discende da un racconto all'altro fino a quello originario dei sopravvissuti al diluvio universale di 11600 anni fa.
Oltre alle inondazioni ci fu un vero e proprio diluvio di pioggia incessante che scendeva dal cielo, per una combinazione atmosferica creatasi principalmente a causa del materiale immesso nell’atmosfera dalle numerose eruzioni vulcaniche causate dall’impatto dell’asteroide con la Terra.
È ancora il caso della leggenda di un angelo che scaglia un enorme macigno dal cielo, che riprende la caduta dell’asteroide sulla Terra, e non sorprende il fatto che nella stessa leggenda si parli di un nuovo cielo e di una nuova Terra
Dalle leggende tramandate si legge che in un epoca remota improvvisamente ci furono diluvi di acqua che scesero dal cielo, inondazioni che spazzarono via intere città, terremoti spaventosi, eruzioni vulcaniche, lo sprofondamento di alcune terre e l’innalzamento di altre. Si tratta del racconto esatto di ciò che dovettero vivere le persone di 11600 anni fa quando l’asteroide colpì la Terra con tutte le conseguenze annesse.
I miti dei popoli scandinavi, del Vicino Oriente, del Nord America, ricordano cosa accadde e sopratutto la grande inondazione. Dopo di essa vi era fango ovunque, la lussureggiante e abbondante vegetazione dell'Età dell'Oro non esisteva più, e la maggior parte della terra era diventata sterile. Intere foreste erano state rase al suolo e neanche il fango era fertile. Quando l’acqua sulla terra emersa si prosciugò, i superstiti notarono il bianco manto del sale che era stato portato dall’acqua. Era stata letteralmente spazzata via quella che alcuni popoli definivano l’Età dell’Oro.
Tra l'altro molti studiosi che hanno analizzato i miti di antiche popolazioni riconducono l'inizio dell'epoca post-diluviana e la fine dell'Età dell'Oro, nell'era del leone, signore del cielo, corrispondente al periodo tra il 10.960 a.C. ed il 8.800 a.C., epoca in cui rientra il cataclisma di 11600 anni fa.
Ed è ovvio che anche il numero degli esseri umani calò drasticamente, al pari della fauna di cui si nutrivano. La scarsità della fauna portò proprio lo svilupparsi dell’agricoltura, che per l’appunto si sviluppa in grande scala proprio in quel periodo, dato che la caccia non poteva più fruttare più di tanto. La presenza, per ancora molto tempo, di acque nelle pianure e l’impoverimento delle stesse dovuto al fango sulle terre colpite dall’inondazione, costrinse gli uomini a sviluppare l’agricoltura nelle zone montuose, cosa assolutamente senza senso se non si tiene conto della catastrofe che colpì la Terra 11600 anni fa.
I superstiti delle civiltà scomparse riuscirono a raggiungere altre terre e iniziarono dal nulla una nuova esistenza, in piccole ed isolate comunità, utilizzando però le esperienze derivanti dalle loro grandi civiltà scomparse, ecco perché l’agricoltura appare simultaneamente in molte parti del pianeta circa 11600 anni fa e partendo proprio da zone elevate, ecco perché molti edifici ed innumerevoli manufatti presentarono somiglianze di stili e metodi lavorativi, ecco perché monumenti e tradizioni di molti siti del globo presentarono somiglianze tra loro, ecco perché ci sono monumenti sparsi per il mondo la cui costruzione sfugge a una spiegazione razionale, ecco perché alfabeti arcaici americani hanno enormi somiglianze con quelli arcaici mediterranei.
Inoltre, i superstiti delle civiltà atlantidee si stabilirono nei continenti più vicini alla zona dove era scomparsa la loro civiltà. Infatti, alcune antiche città, come Gerico, presentano rovine che risalgono fino al IX millennio a.C., cioè all'epoca successiva alla distruzione delle civiltà atlantidee. La stessa zona mesopotamica presenta molti antichi insediamenti ed antiche civiltà del luogo ,come quella Sumera e Babilonese, conservarono intatto il ricordo della catastrofe che colpì il pianeta 11600 anni fa, come d'altronde fecero anche i Maya e gli Aztechi in America.
I Maya e gli Aztechi dicevano che le loro popolazioni erano originarie di una grande terra situata nella zona caraibica che fu sommersa dalle acque in seguirto ad un cataclisma, proprio come Atlantide. I Maya affermavano che su quella terra (chiamata Aztlan) vivevano sia bianchi che neri, e quindi da quella terra inabissata erano originari anche le persone con fattezze negroidi che fondarono la misteriosa civiltà degli Olmechi. in America. Poiché esistevano anche altre civiltà atlantidee, allora anche altri antichissimi popoli probabilmente furono originari da terre che sono state sommerse, come d'altronde affermavano i vichinghi, i Baschi gli indiani e così via.
Ovviamente i discendenti delle civiltà atlantidee conservarono molte informazioni sulle civiltà scomparse. Molte informazioni furono trascritte in antichi documenti oramai scomparsi. Infatti, moltissimi documenti che contenevano informazioni sulle civiltà atlantidee erano conservati nell'antica biblioteca di Alessandria ed andarono distrutti nell'incendio di tale biblioteca. Sembra però che qualche copia egizia di qualche mappa atlantidea riuscì a salvarsi.
Inoltre, è molto probabile che le civiltà Atlantidee avevano sviluppato alcune tecnologie che erano molto superiori a quelle delle civiltà ce sono sorte nei millenni successivi alla scomparsa delle civiltà atlantidee. Questo spiegherebbe la presenza estemporanea di strumenti ottici di ogni tipo e di strumenti elettrici in antiche civiltà come quella egizia e babilonese. Non a caso gli antichi reperti di strumenti ottici ed elettrici vengono definiti oggetti fuori dal tempo.
Tuttavia, anche scienze astronomiche e quelle mediche avevano raggiunto un buon livello di sviluppo nelle civiltà atlantidee, come dimostrano le conoscenze astronomiche nelle culture successive alla scomparsa di queste civiltà. Reperti archeologici mostrano che già più di 12000 anni fa i medici di allora potevano effettuare con successo delle amputazioni.
La religione più seguita dalle civiltà atlantidee era il "Culto della Dea Madre", ed i sopravvissuti di queste civiltà continuarono a seguire questo culto per millenni.
Secondo la Bibbia e molti testi mitologici (compresi quelli greci e quelli nordici), all'epoca di atlantide esistevano i Giganti, cioè un ceppo di esseri umani molto più grandi degli esseri umani comuni, che si estinse in seguito al cataclisma verificatosi 11600 anni fa. Infatti la Bibbia dice che il Diluvio Universale cancellò dalla Terra il ceppo di esseri umani definito "Giganti". Ci sono molte prove archeologiche che testimoniano l'esistenza in epoche remote di esseri umani giganteschi, come testimoniano le impronte gigantesche di mani e di piedi impresse in strati profondi di terreno, nonché le ossa umane ciclopiche ritrovate in scavi in tutto il mondo.
Monumenti Atlantidei
Delle civiltà esistenti all’epoca di Atlantide rimangono monumenti ed artefatti misteriosi. Che oggi si trovano in luoghi oggi apparentemente assurdi, come sul fondale marino o sotto di esso, sepolti da sedimenti marini. Inoltre non si deve credere che si tratti sempre di resti modesti, perché le civiltà dimenticate hanno avuto uno sviluppo abbastanza elevato, come dimostrano i resti di tali civiltà atlantidee scomparse trovati finora. Anche l’innalzamento notevole del livello del mare a seguito dello scioglimento dei ghiacci delle ex-zone polari fa sì che i resti delle civiltà atlantidee risiedano soprattutto sotto il livello del mare, cioè zone che all’epoca erano comunissime pianure o zone costiere (zone con la più alta probabilità di insediamento umano per la fertilità dei terreni e per la pesca).
Non a caso i continenti attuali sono bordati da una piattaforma continentale che è praticamente alla stessa profondità sottomarina su tutto il globo (circa 200 m al massimo). Un'analisi dimostra che tale piattaforma, se non tutta almeno in parte (almeno 80-100 m), doveva trovarsi all'asciutto in epoche remote (circa 11.600 anni fa e più). Fisicamente la piattaforma continentale ha una pendenza costante fino a 200 m circa sotto il livello del mare, poi scende quasi bruscamente a 1000 m metri e via via di nuovo più dolcemente fino alle profondità maggiori degli oceani.
Geologicamente la piattaforma risulta formata da depositi fra cui anche sedimenti fluviali, alluvionali e morenici, chiaramente non dovuti all'azione del mare. In molti casi è possibile osservare sul fondo marino la continuazione delle valli fluviali (per es. la Senna nel Canale della Manica) e sono addirittura riscontrabili presenze di torbiere sottomarine (Mare del Nord). La torba è un combustibile fossile pieno d'acqua e formatosi in epoca quaternaria (da 2 milioni di anni fa ad oggi) dalla copertura con detriti alluvionali di vegetazione lacustre che cresceva al limite in zone paludose, ma sicuramente non sommerse da decine di metri di acqua salata. A ciò si aggiungono persino resti di animali che con l'acqua non avevano proprio nessuna relazione.
Non stupisce quindi se anche sulla piattaforma continentale oceanica sono stati trovati resti di civiltà atlantidee, risalenti a tempi anteriori a circa 11600 anni fa, quando il livello degli oceani era più basso di almeno 80-100 metri e quindi le civiltà prosperavano in luoghi ora diventati fondali marini. Tuttavia un cataclisma avvenuto 11600 anni fa potrebbe aver fatto inabissare le strutture di civiltà atlantidee verso una profondità maggiore di 100 m sotto il livello del mare. Si badi bene che a causa del livello del mare più basso di almeno 80-100 metri la geografia delle zone costiere di tutto il pianeta era radicalmente diversa e lo stesso si dica per le isole che apparivano in modo estremamente diverso e molto più esteso, dando così ampi spazi allo sviluppo di civiltà sull'attuale fondale marino. Occhio però che tutte le strutture subacquee sono soggette al gioco delle correnti e allo spostamento della sabbia del fondale marino, e quindi facilmente ciò che ieri era visibile oggi può non esserlo più.
Tuttavia non è da escludere che alcune delle civiltà atlantidee prosperassero anche in zone che allora erano verdi e rigogliose e che oggi sono il cuore di enormi deserti.
I casi più noti di resti di civiltà atlantidee sono cinque.
Il primo riguarda le grandi strutture tagliate a blocchi, nel mare nei pressi del Giappone. Ci sono sei posti in cui si trovano strutture nella zona di Okinawa, di cui uno è situato a Tawain: tutti sono sotto il mare e le strutture sottomarine risalgono ad almeno 11600 fa. Un uno dei punti, vicino alla costa del Giappone, si trova una gigantesca struttura piramidale sommersa detta piramide di "Yonaguni", praticamente in ottimo stato di conservazione. In particolare, Questo incredibile monumento è formato da una serie di gradoni a cui si sovrappone una piattaforma e in cui è possibile individuare diverse scanalature e canali che attraversano la struttura. La piattaforma rettangolare superiore è formata da pietre tagliate manualmente con motivi triangolari e romboidali; più sotto si trova un intricato sistema di gradini e terrazze che sembrano condurre a livelli superiori e inferiori. Nella parte orientale della piattaforma si trova un canale largo 75 centimetri che corre per otto metri dentro la struttura. Vi sono poi, al centro, quattro terrazze scavate nella roccia che puntano in direzioni diverse e una di queste termina in un fossato aperto che scende fino al fondale, con un orientamento est-ovest. Le serie di gradoni della piramide sono posti a distanze regolari, così come altri elementi della stessa. Il lato occidentale della struttura è racchiuso da un muro formato da grossi blocchi di pietra calcarea che non è originaria della zona. Attorno alla piramide vi è un sentiero largo più di 10 metri che gira tutto intorno alla base del monumento; tale sentiero è pavimentato con pietre e presenta anche tracce di riparazioni. Alcune pietre della piramide presentano fori in linea retta a distanze fisse per il taglio dei blocchi.
Nella zona della piramide sono stati ritrovati arnesi da lavoro e tavolette con incisioni indecifrate, un rilievo chiaramente inciso a forma di tartaruga e prove dell’uso del fuoco.
Due chilometri più a ovest della piramide si trova l’area del “Palazzo”, dove sono presenti corridoi sottomarini e spaziose camere con muri e soffitti megalitici, architravi, condotti e tunnel, lastre e solchi con margini dal taglio netto, massicce strutture rettilinee, un particolare macigno scavato a parallelepipedo conosciuto come il "palco di pietra" ed un pinnacolo gigantesco con due solchi paralleli nettamente simile ad un volto umano. Ad una certa distanza da questi reperti ci sono poi resti di altre strutture, degli immensi blocchi verticali paralleli e dei siti in cui ci sono delle pietre poste in cerchio.
Il complesso dei reperti sommersi si estende per una zona sottomarina molto vasta, e molti di questi reperti si trovano al largo del Mar della Cina nello stretto che va dal Giappone a Taiwan, e quindi che va dalla piramide prima descritta alle mura sommerse scoperte a largo di Taiwan. Si tratta di una zona che prima di 11600 anni fa era certamente terra emersa. Insomma, sono dei resti di una civiltà diversa da Atlantide ma sua contemporanea e che subì la sua stessa sorte. In particolare, potrebbe essere la leggendaria Mu o la leggendaria Lemuria.
Il secondo caso riguarda una grande struttura pavimentata semi-sempolta lunga centinaia di metri che si trova sommersa al largo dell'isola di North Bimini (Bahamas), vicino la Florida, nel Golfo del Messico. Si tratta di un allineamento di pietre dalla forma rettangolare che si estende in linea retta per centinaia di metri a piccola profondità e ricorda una grande strada lastricata, oppure la cima di una muraglia sommersa (da non confondere con alcune rocce naturali della zona che non centrano con queste). Alla fine di questa strada sommersa inizia un'altra strada formata da massi più piccoli, che vanno a formare una strada che curva ad angolo retto verso la costa, e al termine di quest'altra strada sommersa ci sono resti di strutture dalla forma regolare. Proseguendo verso la costa si incontra indica un'altra strada sommersa formata da insiemi di pietre regolarmente distanziate, che si estende in linea retta per oltre 2,4 km, tagliando in diagonale antiche linee costiere. Un'altra struttura individuata nei pressi delle Bahamas è una grande struttura sottomarina a pianta rettangolare (un edificio o un tempio), che è situata in prossimità dell'isola di Andros, nelle Bahamas. Sempre nell'area delle Bahamas, sono stati scoperti blocchi di roccia di forma variabile, alcuni tronco-conici, altri cilindrici, ed alcuni di quelli cilindrici presentano delle scanalature regolari verticali, come se fossero dei frammenti di colonne (da non confondere con dei vecchi fusti pieni di cemento ritrovati in una zona vicina). Altre strutture sono state avvistate un po' dovunque nell'arcipelago delle Bahamas, e anche altrove nei Caraibi. Molte di queste strutture sono disegni di forma regolare sul fondo del mare e la struttura di questi disegni è costituita da vegetazione marina e sabbia, come a segnalare la presenza di strutture artificiali sepolte dalla sabbia e dai sedimenti.
All'atto dei reperti archeologici ritrovati in fondo al mare, è possibile affermare che Bimini, come il resto delle isole Bahamas ed anche le grandi isole caraibiche (Cuba, Hispaniola, Puerto Rico), siano ciò che resta di una civiltà Atlantidea sviluppatasi nell'area caraibica prima di 11600 anni fa.
Infatti nelle profondità caraibiche, davanti alla penisola Cubana di Guanahacabibes, sono state scoperte in un’area di 20 chilometri quadrati del pavimento oceanico delle immense strutture formano un reticolato urbano che spicca sulla spianata di sabbia bianca, con i suoi muri ad angolo retto e le strade di collegamento tra gli edifici. Le strutture si snodano in un regolare e ordinato groviglio di strade, vicoli, incroci e piramidi. Le strutture sono formate in maggior parte da megalitici blocchi di granito, tagliati e posizionati con cura a formare piramidi e altre strutture a volte circolari, simmetricamente organizzate. Alcune strutture artificiali sono composte da blocchi levigati, eretti uno sull’altro in forme diverse, e sono coperti da iscrizioni sconosciute. infatti, su alcune si queste strutture sommerse ci sono impresse delle anomale incisioni composte da simboli e gruppi di lettere, simboli e croci ovali, e questi stessi simboli sono presenti anche nelle caverne cubane, sia quelle in superficie che in quelle sommerse. Tale simboli sembrano simili a simboli di antiche civiltà europee. Si badi bene che tutta la zona Caraibica era radicalmente diversa quando il livello delle acque era molto più basso di quello attuale, con moltissime terre emerse che ora fanno parte di un fondale marino situato a basse profondità. Nonostante ciò, le rovine sommerse a largo di cuba si trovano ad una profondità notevole, evidentemente perché sono letteralmente sprofondate in seguito a cataclismi geologici a cui si è unito anche l'innalzamento delle acque.
Per la posizione e lo sviluppo di questa civiltà atlantidea caraibica, è molto probabile che si tratti proprio di Atlantide, cioè la civiltà scomparsa di cui ci parla Platone e di cui gli antichi sacerdoti Egizi conservavano il ricordo. Sia i Maya che gli Aztechi dicevano che i loro popoli provenivano originariamente da una grande terra situata proprio nella zona Caraibica, che però sprofondò nel mare in tempi remoti. E lo stesso Platone non solo pone Atlantide plausibilmente nella zona Caraibica, ma afferma che essendo stata Atlantide sommersa dalle acque, oggi l'unica parte visibile sono delle isole che un tempo erano le zone più alte di Atlantide, cioè verosimilmente le isole che formano oggi i Caraibi. Quindi Atlantide non si trovava su un continente ma si sviluppava su diverse grandi isole, di cui oggi rimangono solo le parti più alte.
La cosa più interessante è che nel 2000 e nel 2001 gli strumenti scientifici di investigazione hanno rilevato una concentrazioni di spettacolari edifici a largo della costa ovest cubana, a 600-700 metri di profondità, cioè tali edifici dovevano essere emersi 50.000 anni fa, ben oltre il periodo storico in cui si dovrebbe collocare Atlantide. Pertanto è possibile ipotizzare un cataclisma molto simile a quello descritto dalle leggende su Atlantide, che circa 11600 anni fa avrebbe fatto sprofondare la città di Atlantide nel mare di qualche centinaio di metri. Poi l'innalzamento del livello del mare in seguito alla fine delle glaciazioni ha ulteriormente innalzato il livello del mare fino a raggiungere i 600-700 metri sopra gli edifici sommersi. La profondità di tale sito richiede ingenti finanziamenti per essere indagato e documentato in modo più soddisfacente di quanto non si è fatto finora, ed inoltre il fatto di trovarsi in territorio cubano complica ulteriormente la cosa; come se non bastasse, si preferisce finanziare altri tipi di spedizioni in quelle aree, perché ci sono moltissime navi cariche di tesori che giacciono sui fondali ed esiste un grande interesse nei loro confronti. Non molto distante da questo sito archeologico, nel 1978 una spedizione scientifica trovò sul fondale marino un oggetto di forma piramidale alto 150 metri e largo 300 metri.
Molte prove indiziarie concrete mostrano che Chiesa Cattolica conoscesse l'esistenza del continente americano (o parte di esso) prima della sua scoperta, grazie ad antiche mappe segrete a loro volta copiate da antiche mappe che mostravano una grande terra al di là dell'oceano. Si tratta di mappe la cui prima stesura risale ai tempi di Atlantide, e che sono state copiate più volte nel corso dei millenni. Temendo che i mussulmani potessero scoprire l'America e convertirla all'Islam, la Chiesa Cattolica affidò segretamente il compito di scoprire l'America a Cristoforo Colombo, al quale furono date le mappe che mostravano le terre al di là dell'oceano. Ma le antiche mappe della Chiesa erano di derivazione atlantidea e quindi mostravano terre come apparivano ai tempi di Atlantide. Quindi forse Colombo fu mandato a sbarcare nella zona delle isolette caraibiche, che però sulla antica mappa atlantidea della Chiesa apparivano come una grande terra in cui esisteva una grande civiltà, cioè come erano i Caraibi prima di 11600 anni fa, quando il livello del mare era molto più basso.
Animali come uccelli migratori europei ed anguille europee sembrano avere una memoria genetica secondo la quale nella zona caraibica esisterebbe una terra oggi sommersa, cioè la terra di Atlantide di cui stiamo parlando. Si é osservato che gli stormi di uccelli migratori che ogni anno si spostano dall'Europa al Sudamerica, quando arrivano in prossimità delle Azzorre, si mettono a volare in giri concentrici, come se cercassero una terra dove posarsi. Poiché logicamente non la trovano, proseguono la loro rotta, ma ripetono le stesse manovre nello stesso punto, durante il viaggio di ritorno. Gli uccelli seguono quelle rotte migratorie da molti milioni di anni ed una terra oggi sommersa doveva sempre essere lì, dove gli uccelli la cercano ancor oggi. Praticamente è come se la terra sommersa ha dunque lasciato traccia di sé nella memoria collettiva degli uccelli migratori.
Vi è anche un altro comportamento animale simile, cioè quello delle anguille europee che abbandonano ogni due anni i loro habitat normali e, discendendo i corsi d' acqua, giungono al mare. Studi dimostrano che esse raggiungono tutte il mar dei Sargassi, una zona di mare dell'Atlantico situata a nord delle Antille. Qui, si riproducono; dopo aver deposto le uova, le anguille femmina muoiono, e gli avannotti iniziano il viaggio di ritorno verso l'Europa, dove due anni dopo riprenderanno il loro ciclo migratorio. Anche le anguille si spostano in branchi, come gli uccelli migratori, e questi branchi convergono tutti in quel mare, intorno alle isole Bermude. Quindi sembra che un istinto di razza riconduca le anguille là dove si riproducevano e vivevano i loro antenati, cioè una zona costiera di una terra oggi sommersa.
Ma le prove di una terra scomparsa 11600 anni fa situata in quella zona sono davvero innumerevoli e se ne trovano continuamente oramai da secoli, come quando alla fine dell’800 i lavori per la posa di cavi telegrafici sul fondo dell’oceano atlantico portarono alla luce dei campioni di roccia magmatica che dopo attente analisi si dimostrò essere una roccia che poteva risalire a circa 15.000 anni fa e che si era solidificata all’aria aperta, cioè quando una terra sconosciuta era emersa.
Il terzo caso riguarda un'altra serie di strutture sommerse disseminate per il pianeta. Si tratta delle strutture sommerse scoperte a circa ottanta metri a Sud Ovest delle Azzorre. Si tratta di un gruppo di resti urbani sommersi, consistenti in un tempio centrale sostenuto da tre basamenti di nove colonne, che a sua volta sorregge un tetto di pietra di sei metri per nove. Intorno i resti di cinque canali circolari, alcuni ponticelli e quattro anelli di strutture uguali al tempio. Il tutto ad una profondità leggermente superiore a quella del sito cubano. Da menzionare sono anche le rovine sommerse di Dwarka, golfo di Cambay in India.
Il quarto caso riguarda la “Dama del Mali”, una gigantesca scultura femminile alta 150 metri che domina la vetta inaccessibile di un monte in Guinea, alto tra l’altro ben 1500 m, scolpita all’epoca delle civiltà atlantidee. Tale scultura rappresenta un'importante antica regina o una divinità di una civiltà Atlantidea. Collegata alla civiltà che realizzò tale scultura sembra essere la "Skystone", una pietra azzurra artificiale presente in Sierra Leone (Africa occidentale) che è un avanzato materiale di costruzione risalente ai tempi in cui prosperavano le civiltà atlantidee. Si tratta di reperti archeologici situati in aree dove non sono mai state fatte serie indagini archeologiche e che quindi possono nascondere molte sorprese, difatti è chiaro che dovrebbe esistere un complesso atlantideo sepolto nei pressi di questi reperti archeologici.
Il quinto caso riguarda la scoperta sotto le acque del Mar Nero dei resti di un edificio che sembrerebbe essere stato sommerso proprio circa 11600 anni fa dall’innalzamento repentino delle acque. A 90 metri di profondità e a circa 12 km dalla coste turche sono stati scoperti una serie di manufatti in pietra ed un edificio rettangolare di 4x15 metri, con mura costruite mediante un impasto di fango e canne, e grandi tavole lavorate che forse coprivano l’edificio, perfettamente conservato date le particolari condizioni prive d’ossigeno di tale mare.
Da menzionare è anche la colonna di Ashoka che si trova a Deli (India), composta da una lega metallica indistruttibile ed inalterabile, fu realizzata in epoche remote e fu riutilizzata come colonna funebre per un re che morì nel 413 d.C.. Questa colonna doveva far parte di un complesso monumentale di qualche civiltà avanzata atlantidea, ma fu recuperata e riutilizzata più volte dagli antichi abitanti dell'India.
In realtà si tratta sempre di strutture imponenti e di pietra che rappresentavano edifici principali. Gli altri edifici erano fatti di materiali che si sono letteralmente disintegrati col passare del tempo, come la terracotta o il legno.
Oggetti atlantidei
Ci sono molti oggetti che risalgono all’epoca delle civiltà atlantidee o costituiscono la copia di oggetti esistenti in quel tempo remoto. Ricordiamo anche qui i cinque casi più noti
Il primo caso è la carta geografica di Oronteus Finaeus del 1531 che fu copiata da antiche mappe a loro volto copiate da mappe antiche. L’Antartide presenta l’indicazione di pianure, montagne e fiumi, e non è coperta da ghiacci. Proprio il ghiaccio ha impedito fino al 1820 la scoperta dell’Antartide e solo dal 1949 si è incominciato a conoscere cosa ci fosse sotto la calotta ghiacciata antartica. Infatti le montagne, le pianure ed i fiumi dell’Antartide riportati da questa mappa così come erano configurati comparirono anche nello studio geologico del 1949, con il quale coincidevano. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, il continente riportato non è l'Antartide.
Il secondo caso sono altre mappe geografiche antiche che mostrano l'Antartide libero dai ghiacci. La prima mappa da citare è lo sconcertante planisfero del 1508 attribuito al cartografo Francesco Rosselli, mostrante sorprendentemente l’Antartide più o meno come la conosciamo oggi, rappresentata addirittura con ampie zone di verde e perfino con l’apparente indicazione di siti notevoli e forse finanche di città. Non vi è nessun dubbio che tale carta sia stata copiata da carte geografiche originariamente redatte all'epoca di Atlantide, cioè almeno prima di 11600 anni fa. La seconda mappa geografica da citare è quella di Piri Reis del 1513, che fu tracciata sulla base di antiche mappe a loro volta copiate da altre antiche mappe. La carta geografica mostra l’Africa, il Sudamerica e quella che sembra una parte dell’Antartide con un’approssimazione di mezzo grado, accuratezza impossibile fino alle esplorazioni 1770, nonché fino alla scoperta dell’Antartide del 1820. La parte dell’Antartide è mostrata nella mappa senza i ghiacci, esattamente come doveva essere il continente antartico prima della glaciazione, e sono presenti strane anomalie. Infatti, il contorno della costa sud-americana e l’idrografia continentale disegnata sono coerenti con il paesaggio che doveva presentarsi in epoca glaciale. Inoltre viene riportata un’isola di grandi dimensioni, oggi sommersa, mentre le Azzorre sono molto più estese di oggi, evidentemente per il livello del mare in epoca glaciale. Lo studio della mappa evidenzia che essa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi del Cairo. Quindi sembra che la civiltà che disegnò la mappa originale risiedesse in Egitto. Una mappa che mostra parti intere simili a alla mappa di Piri Reis, compresa la parte che sembra raffigurare l'Antartide, è il planisfero portoghese di Lopo Homen del 1519, probabilmente copiata dalle stesse fonti. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, il continente riportato in queste mappe non è l'Antartide. Un'altra mappa da citare è del 1665, quando un prete gesuita tedesco, Athanasius Kircher pubblicò Mundus Subterraneus, un grosso libro che contiene la riproduzione di una antica mappa egizia di Atlantide, in cui purtroppo il prete gesuita mette Atlantide in una posizione sbagliata, troppo in alto, poiché interpreta male i riferimenti egiziani della mappa, come il fatto che per gli egiziani il nord era il sud, cioè la direzione in cui scorreva il Nilo. Il misterioso continente disegnato potrebbe essere Atlantide prima del cataclisma di 11600 anni fa. Esistono altri disegni antichi che mostrano terre ignote, come un disegno azteco detto "pannello Boturini" che mostra un'antichissima migrazione da un continente/grande isola ignota al continente americano.
Il terzo caso riguarda la famosa pila di Baghdad. Nel 1936, durante la realizzazione di una ferrovia, vicino a Baghdad, venne scoperta una antica tomba coperta da una lastra di pietra. Fra i numerosi oggetti che ne furono estratti c'era una pila a batteria chimica atta a produrre elettricità. Un ingegnere americano, Willard F.M. Gray, costruì nel '40 un modello funzionante di questa pila. Sempre in Iraq, altri scienziati hanno scoperto materiale dorato risalente a quattromila anni fa, materiale che non può essere stato placcato se non mediante l'elettricità. Presso Dendera (basso Egitto) l’archeologo francese Auguste Mariette scoprì nelle cripte del santuario della Dea Hator alcuni bassorilievi che rappresentano praticamente le moderne lampadine o delle grosse lampade. L'immagine mostra dei tubi di vetro oblunghi con all'interno un serpente a forma di filamento. Nei vicini geroglifici il serpente che attraversa i tubi viene descritto come “seref “ che significa illuminare ed inoltre nei bassorilievi è raffigurata una specie scatola da cui partono diversi “cavi” che giungono ai suddetti “tubi”. Tutte queste cose discendono senz’altro da conoscenze di civiltà atlantidee, dato che nelle civiltà conosciute certamente non era diffuso l’uso dell’elettricità.
Il quarto caso sono le famose pietre di Ica, migliaia di pietre perfettamente lavorate rinvenute nel deserto di Ocucaje, nei pressi di Ica (Perù), che riportano incisioni sconvolgenti evidentemente provenienti da civiltà remote a noi sconosciute. Tra l’altro le analisi mostrano che le incisioni risalgono proprio a 11600 anni fa.
Il quinto caso riguarda la grande piramide di Cheope e la Sfinge. La piramide di Chope è stata in realtà costruita almeno 11600 anni fa, ma è stata riscoperta, esplorata, restaurata e riutilizzata dagli egizi. Ecco perché non presenta geroglifici scolpiti mentre anche l’edificio più insignificante era strapieno di geroglifici, ed ecco perché la piramide presenta elementi matematici non casuali che testimoniano l’esistenza di una civiltà molto avanzata diversa da quella egizia. I numeri 286,1 e 153 si trovano ovunque nelle misurazioni della grande piramide ed hanno un significato molto profondo di tipo scientifico, così come altri numeri che concorrono non poco frequentemente nelle misure della piramide. Infatti essa è orientata con assoluta precisione ai quattro punti cardinali e le sue misure perimetrali e di altezza sono rapportate con notevole precisione alle misure della Terra, tale che la grande piramide viene a rappresentare in scala le dimensioni della Terra. Inoltre all’interno della struttura della piramide vi è una struttura enigmatica monumentale chiamata Zed o Torre di Osiride. Risulta possibile anche datare al 3500 a. C. uno dei grandi restauri subiti dalla Piramide di Cheope, poiché le analisi al radiocarbonio condotte sulla malta impiegata nella grande piramide la daterebbero intorno al 3500 a.C., comunque 1000 anni prima del faraone Cheope. Erodoto parla anche di scritte misteriose poste in antichità sul rivestimento della piramide di Cheope, probabilmente risalenti ai tempi in cui la piramide fu costruita (cioè almeno 11600 anni fa), tanto è vero che Erodoto dice che gli antichi egizi non riuscivano a capire cosa ci fosse scritto.
Autori arabi dicono che la grande piramide fu costruita prima del diluvio universale e vi furono riposti dentro i segreti delle scienze ed una serie di oggetti particolari, tra cui mappe, manufatti di vetro infrangibile e forse plastico, modelli di macchine e un metallo durissimo e inalterabile.
Stesso discorso per la sfinge, costruita almeno 11600 anni fa e riutilizzata dagli egizi. Ma testa originaria della sfinge era quella di un leone, mentre quella visibile oggi è stata rimodellata appositamente dagli egizi. Infatti la testa attuale risulta molto più recente del resto del corpo della sfinge, che rappresentava originariamente un leone orientato nell’esatto punto dell’orizzonte in cui, nel 10450 a. C., sorgeva proprio la costellazione del leone. Inoltre ricerche anno dimostrato che la sfinge mostra segni di erosione che indicano un erosione della pioggia subita in almeno 11000 anni.
Inoltre ci sono dei dubbi riguardo anche alle altre piramidi della piana di Giza, che potrebbero risalire all’epoca atlantidea ed essere state restaurate e riutilizzate dagli egizi. Infatti, nell’insieme le piramidi nella piana di Giza ricalcano la disposizione delle stelle principali della costellazione di Orione così come apparivano nel 10450 a. C..
Ma non basta, perché ricercatori hanno dimostrato che la finge e le piramidi della piana di Giza sono orientate astronomicamente in modo da formare un disegno cosmologico insieme al paesaggio naturale (il Nilo) che rappresenta la proiezione terrestre del cielo nel 10450 a.C.
In realtà tutto porta a ritenere che la data della costruzione delle piramidi della piana di Giza e della sfinge sia il 10450 a. C., cioè 12450 anni fa, quindi prima della catastrofe globale avvenuta circa 11600 anni fa. Evidentemente sono dei monumenti di una civiltà atlantidea che prosperava in quel periodo, comunque scomparsa senza quasi lasciar traccia in seguito al cataclisma globale.
Se aggiungiamo che lo studio della mappa di Piri Reis evidenzia che essa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi del Cairo, si può anche ritenere che in Egitto esistesse una civiltà sviluppata già prima di 11600 anni fa. Ecco perché proprio in quei luoghi ci sono quei grandiosi monumenti lasciati da una civiltà scomparsa 11600 anni fa, ecco perché proprio gli antichi egizi erano a conoscenza di tutte quelle informazioni su Atlantide, ecco perché gli antichi egizi sembravano conoscere elementi avanzati come l'elettricità, ecco perché gli antichi egizi avevano mappe con territori che non potevano conoscere.
Sempre in tal senso, Erodoto nelle sue storie, facendo il calcolo dei Re che hanno regnato in Egitto, afferma che alla sua epoca (485-425 a.C.) la civiltà Egiziana era già vecchia di 11.340 anni, e questo vuole dire che la civiltà dell'antico Egitto risalirebbe al 13.500 a.C., e cioè che prima di 11600 anni fa esisteva una civiltà contemporanea di Atlantide che si era sviluppata in Egitto, evidentemente annientata dal Diluvio Universale e risorta solo millenni dopo.
I monumenti riutilizzati in Egitto di cui abbiamo parlato non sono un caso isolato perché alcune parti di antiche città dell’America Centrale e Meridionale sono state costruite utilizzando tecnologie sconosciute ai Maya o agli Aztechi che hanno poi riutilizzato alcuni edifici, spesso costruiti in luoghi impervi con blocchi di pietra di dimensioni gigantesche e tagliati alla perfezione, come le costruzioni megalitiche arcaiche di Sacsayhuaman, Tiahuanaco e Macchu Picchu.
A tutto ciò vanno ad aggiungersi tutta una serie di "oggetti impossibili" risalenti ad epoche remote.
Civiltà scomparse che ci aspettano
Da prove concrete risulta quindi l'esistenza di civiltà scomparse risalenti ad epoche remote, i cui resti sono in minima parte affiorati ma purtroppo non sono stati studiati e considerati come si dovrebbe, così come non sono state fatte serie ricerche dei resti di queste civiltà scomparse in luoghi in cui era probabile la loro presenza, come in Antartide.
Non c'è dubbio che il cataclisma di 11600 anni fa abbia letteralmente disintegrato parte degli edifici e degli oggetti di queste civiltà scomparse, e non vi è dubbio che un altra parte di questi edifici e oggetti abbia fatto la stessa fine a causa del riutilizzo operato dalle popolazioni che si sono succedute nelle aree dove le civiltà scomparse prosperavano in tempi remoti. Lo stesso vivere per millenni in un punto porta la disintegrazione di quasi tutto le civiltà antiche ci hanno lasciato. E il tempo e gli eventi naturali, come l'erosione e i terremoti, fanno il resto.
Ma nonostante tutto questo parte dei monumenti e degli oggetti di civiltà atlantidee devono essere sopravvissuti.
Le civiltà che hanno prosperato fino ala catastrofe di 11600 anni fa prosperavano anche in zone che oggi sono sotto i fondali marini, dato che all'epoca il livello del mare era molto più bassa di quello attuale e c'erano vaste terre emerse che ora sono sommerse dall'acqua.
Le molte città costiere di allora sono oggi sotto il fondale marino, i cui resti sono coperti dai sedimenti marini di 11600, nonché dal fango portato dal "diluvio universale" di 11600 anni fa. E in molte zone oltre ai sedimenti e al fango vi è anche uno spesso strato di ghiaccio che si aggiunge a tutto ciò, come in Antartide. Tuttavia non è da escludere che alcune delle civiltà atlantidee prosperassero anche in zone che allora erano verdi e rigogliose e che oggi sono il cuore di enormi deserti.
Concludo ricordando che è scientificamente possibile che in epoca moderna si scopra una vera e propria civiltà avanzata che ha prosperato per secoli in epoche remote. Infatti, ciò è avvenuto persino in epoche recenti, con la scoperta della incredibile civiltà dei Sumeri.
I Sumeri furono i primi abitanti della Mesopotamia e sino alla metà del Novecento, della loro civiltà si era persa non solo ogni traccia, ma persino il ricordo. Quando le prime spedizioni archeologiche cominciarono ad esplorare il territorio mesopotamico per condurre ricerche su Babilonia, migliaia di documenti scritti consentirono di scoprire che, accanto alle foci dei fiumi Tigri ed Eufrate, prima dei babilonesi era vissuta e aveva dominato una complessa civiltà: i Sumeri. Questa civiltà non era per nulla primitiva ed aveva avanzate conoscenze in molti campi, sopratutto in campo astronomico, e i Sumeri sono soprattutto il più antico popolo conosciuto che utilizzava la scrittura e la matematica, almeno fino alla scoperta ufficiale di qualche civiltà atlantidea.
E si pensi anche che risale al 2005 le scoperte delle vestigia di una sconosciuta civiltà europea, sviluppatasi circa 7000 anni fa nell'Europa centrale. Le tracce di oltre 150 templi, edificati tra il 4800 e il 4600 avanti Cristo, sono state localizzate lungo una fascia lunga oltre 640 chilometri, attraverso le attuali Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Austria. Gli scavi hanno individuato una serie di complessi templi in legno e in terra. La scoperta più notevole è stata compiuta nel sottosuolo della città di Dresda, dove gli archeologi hanno portato alla luce i resti di un tempio di 150 metri di diametro, circondato da ben quattro fossati. Sono stati anche trovati utensili in legno, oltre a statuine rappresentanti personaggi o animali, che ci parlano di un popolo profondamente religioso e dedito all'agricoltura e all'allevamento del bestiame.
Quindi, nonostante i progressi fatti nell'archeologia, è ampiamente possibile la scoperte di antichissime civiltà sconosciute, sopratutto se si pensa che raramente si indaga su cosa ci sia sotto i fondali marini nelle zone attorno alle coste.
di : Pasquariello Domenico
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