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sabato 17 maggio 2008

L'ASTROPORTO DI EZECHIELE

Dalla visione del profeta biblico agli studi sull'edificio che poteva ospitare le "navi divine" di Johannes Fiebag

Nel 580 a.C. viveva in un ghetto di Babilonia il profeta biblico Ezechiele, un membro delle tribù israelitiche lì deportate qualche anno prima. Nell'anno 584 Ezechiele, ancor giovane, durante una delle sue peregrinazioni nel deserto, vive un'avventura straordinaria: "Un carro celeste" si posa al suolo davanti ai suoi occhi; in cima ad esso egli scorge una figura, che di li a poco incomincia a rivolgergli la parola. Nel testo biblico si legge: «Nel trentesimo anno, al quinto giorno del quarto mese, mentre mi trovavo tra gli Esiliati sulle rive del fiume Kebar, il cielo si aprì e vidi quindi levarsi un possente vento proveniente da Nord, accompagnato da una grande nube e da una grande massa di fuoco: un abbacinante bagliore la circondava, in mezzo alla massa di fuoco pareva di intravedere del rame».
 Ezechiele descrive quindi quattro corpi, che ai suoi occhi avevano sembianze di animali, in ognuno dei quali egli ravvisa quattro ali. Da questi corpi si sprigionavano a più riprese dei lampi e avevano qualcosa di simile a mani umane posto sulle loro "gambe". Tali "gambe" erano dritte e presentavano dei "piedi" arrotondati che rilucevano come "rame lucido". Le strane figure, prosegue, possedevano anche delle ruote: «Come vidi le figure, notai che ognuna di esse evidenziava una ruota. Le ruote avevano l'aspetto del turchese, erano tutte e quattro uguali e si presentavano come se fossero una all'interno dell'altra; esse potevano muoversi in tutte le direzioni e, nel muoversi, non si giravano». È interessante anche la descrizione di ciò che si trovava al di sopra di queste figure alate, fornite di gambe metalliche e di ruote: «Sopra le teste delle figure si poteva scorgere una volta celeste, simile ad un cristallo; quando le figure si muovevano, potevo udire il rumore del battito delle loro ali, che ricordava lo scrosciare di grosse masse d'acqua, come la voce dell'Onnipossente: un frastuono simile ad un reggimento in marcia. E al di sopra della volta posta sulle loro teste, si scorgeva una specie di trono brillante come uno zaffiro, sul quale sedeva un essere simile ad un uomo: la sua figura emanava una grande luminosità, simile all'arcobaleno dopo il temporale; sentivo di trovarmi al cospetto della gloria del Signore, mi buttai quindi al suolo; e qualcuno prese a rivolgermi le seguenti parole: "Alzati, figlio dell'Uomo, perché io possa parlarti". Come sentii questa voce, la vita ritornò in me».
Cerchiamo ora di immedesimarci nella situazione che visse Ezechiele: un sacerdote degli Israeliti, ha improvvisamente uno straordinario incontro con un "carro celeste", in cui riconosce strutture che egli denomina "ali", "gambe metalliche", "ruote", un corpo centrale ed infine un essere posto sulla sommità, seduto su un trono, che gli si rivolge verbalmente. Nulla di strano se il giovane profeta, di fronte ad un tale spettacolo cade in preda ad uno shock per l'esperienza vissuta; parecchi giorni dopo infatti scrive: «Mi riunii agli esiliati che vivevano lungo il fiume Kebar, a Tel Abib. Rimasi con loro sette giorni, completamente sconvolto».

LA NAVE SPAZIALE DI BLUMRICH

Oltre vent'anni orsono Joseph F. Blumrich, all'epoca ingegnere presso la NASA, fra i principali progettisti dei modulo di atterraggio lunare LEM, pubblicò quella che riteneva essere la ricostruzione del "carro celeste" visto da Ezechiele. Si trattava di una specie di Shuttle, concepito per atterrare in quei pianeti provvisti di atmosfera, caratterizzato da quattro rotori e da un corpo centrale, sulla cui sommità doveva trovare posto la cabina di comando con il relativo equipaggio.
Anche per quanto riguarda "le ruote" del carro celeste che "ruotando non si giravano", Blumrich giunse ad una sua personale interpretazione, che in seguito propose con successo in un brevetto. Tecnologia extraterrestre risalente a 2500 anni prima, brevettata negli USA nel 1972!
Ezechiele descrive nel suo libro i ripetuti incontri che ebbe con tale veicolo spaziale ed il suo equipaggio. Per due volte egli venne preso a bordo della nave, per essere portato in un luogo lontano. Nel 40° capitolo scrive: «Nel venticinquesimo anno della nostra prigionia, all'inizio dell'anno, al decimo giorno del mese, la mano del Signore venne verso di me, per portarmi laggiù; là essa mi ripose su di un'alta montagna, ove stavano edificando qualcosa simile ad una città rivolta verso sud».
Ezechiele, che non può sapere dove in realtà è stato portato, pensa di trovarsi in una qualche regione di Israele. Davanti al tempio, sotto la porta di accesso, stazionava un uomo di aspetto "metallico", che in mano aveva una squadra ed un cordoncino di seta.

IL TEMPIO DI GERUSALEMME

Quanto segue nel libro di Ezechiele è una dettagliata descrizione, di numerose pagine, relativa ad una strana struttura provvista di mura esterne, atri, cortili, interni, porte di accesso, scale, camere e dell'intero tempio. Di tale edificio si sono avuti nel passato ripetuti tentativi di ricostruzione, ma essi fallirono per l'imprecisione dei dati forniti da Ezechiele in merito alle dimensioni complessive ed al perimetro e la mancanza di indicazioni relative all'altezza delle strutture. Pertanto i teologi si sono sinora accontentati della versione ufficialmente nota, secondo la quale Ezechiele non si sarebbe trovato di fronte ad un tempio vero e proprio, ma alla visione del futuro tempio di Gerusalemme. Che queste siano conclusioni quanto meno frettolose e semplicistiche, è stato sinora ampiamente dimostrato.

LA RICOSTRUZIONE DI BEIER

[17K ­ Ricostruzione del tempio] L'ingegnere di Francoforte Hans Herbert Beier, dopo un lavoro decennale, ha presentato una propria interpretazione della struttura del tempio. "Questa è la struttura complessiva del tempio, descritta da Ezechiele; ci sono le mura esterne, gli atri, le porte di accesso e l'edificio principale". Diversamente dai precedenti tentativi, Beier giunse alla determinazione che il lato superiore di tale edificio dovesse essere aperto, come in un'antica arena. Nel 43° capitolo Ezechiele scrive: «Vidi la Gloria del Signore di Israele arrivare; il suo rumore era simile a grandi masse d'acqua, essa si posò molto dolcemente sulla Terra del Signore. E io vidi la Gloria del Signore riempire la sua Casa».
L'area centrale del tempio coincide con la nave spaziale di Ezechiele, un elemento estremamente interessante, perché ci rivela che quella che Ezechiele definisce la "Gloria del Signore", vale a dire il velivolo il cui movimento produce un gran rumore e che riluce in un'aura luminosa, "entra" dall'alto del tempio per atterrarvi. Questa deve esser stata la scena a cui lui assistette. Si consideri inoltre che le misure interne dei suo tempio corrispondono esattamente al modello di nave spaziale a suo tempo elaborato da Blumrich, fatto certamente non casuale.
Beier presume che tale struttura, quale che fosse il suo luogo di ubicazione, servisse come base logistica per le operazioni che un tempo gli extraterrestri conducevano sul nostro pianeta. Ciò non implica che costoro avessero di persona costruito il tempio, presumibilmente ne utilizzavano una preesistente struttura, adibita al culto, per i loro interessi. Questo, agli occhi delle popolazioni del posto, deve essere stato un evento di incredibile portata: gli "dei" erano di persona scesi dal cielo per prendere possesso del tempio che essi avevano edificato.

IL TEMPIO DI EZECHIELE, OGGI

Una cosa è certa: il tempio di cui Ezechiele parla non è affatto riconduci bile ad una semplice "visione", ma ad un qualcosa di realmente esistito: le misure da lui riferite sono esatte, risultano tra loro coerenti e descrivono nel loro complesso un grande edifico costruito in qualche regione del nostro pianeta intorno all'anno 580 a.C. Ma la domanda che si pone è: dove si trova attualmente questa struttura? Certamente non in Israele, non a Gerusalemme e forse neppure nel Medio Oriente, in quanto in tal caso essa sarebbe già stata scoperta. Il tempio oggi potrebbe apparire come un insieme di rovine cadenti, ma forse non del tutto distrutte. Il tipo di edificazione che si evince dalla ricostruzione di Beier fa pensare ad un complesso sito in qualche regione del Sud o del Centro America. Una simile scoperta avrebbe indubbiamente sensazionali implicazioni. E se il tempio veniva effettivamente usato dagli extraterrestri come base logistica, è possibile che nella sua zona di ubicazione ancora oggi siano reperibili resti delle strutture di ricovero dell'astronave, vale a dire delle vestigia di una tecnologia extraterrestre. In tal modo la ricerca dei tempio di Ezechiele potrà affermarsi come uno dei più straordinari ed importanti compiti per la futura paleoastronautica.

L'AEREO DORATO

[11K ­ Modellino in scala dotato di motore] Per finire voglio presentarvi il risultato di una realizzazione veramente straordinaria. Tanti di voi conosceranno da tempo gli strani oggetti d'oro, provenienti dalla Colombia che, secondo l'interpretazione tradizionale potrebbero trattarsi, alternativamente, di un "pesce volante", di un "uccello", di un "insetto", o infine di un "mostro tecnologico". Non c'è infatti una spiegazione univoca a questo riguardo, ma di certo non esiste alcun volatile la cui coda sia veramente sviluppata, ed infatti i manufatti in questione sono molto più simili ad aeroplani che ad un qualsiasi animale noto.
Già negli anni Settanta, il professor Arthur Poyslee, defl'Aeronautical Institute di New York, aveva avuto modo di verificare, a seguito di prove eseguite nella galleria del vento, che detti oggetti sono sostanzialmente riconducibili a modelli di velivoli, coerenti con le leggi dell'aerodinamica.
Recentemente, i professori Algund Eeboom, Peter Belting e Conrad Lubbers sono riusciti a mettere a punto delle copie esatte dei manufatti in questione, idonee a volare, essi vi hanno inserito dei piccoli motori e gli oggetti si sono effettivamente levati in volo! Tale risultato non può che farci desumere che gli "uccelli d'oro" del Sud America sono in realtà modelli in scala ridotta di oggetti ben più grandi e perfettamente in grado di volare: gli indios degli altopiani colombiani, molto tempo prima degli Incas, devono aver osservato questi velivoli, cercando quindi di riprodurli come reliquie. E questo altro non è che un culto cargo nella stretta accezione del termine.
Esistono sin troppi indizi, non solo verosimili, ma anzi attendibili che rinviano alla concreta possibilità di contatti dell'uomo con intelligenze extraterrestri. È giunto il tempo non solo di prendere atto di tali elementi, ma di studiarli con serietà, facendone oggetto di un approfondito dibattito. Qualora si siano effettivamente verificati nel passato dell'uomo simili contatti, dovremo rivedere l'intera nostra storia in una luce completamente nuova.

COLLEGAMENTO CON ALTRI CULTI CARGO

Un ulteriore esempio di culto cargo moderno riguarda la Nuova Guinea, risale al 1929 ed è relativo ad un evento descritto molti anni più tardi da un indigeno.
«Ero ancora un bambino ­ disse ­ mio padre mi aveva portato con sé ad una battuta di caccia e fu allora che incontrammo i primi uomini bianchi. Ero completamente sconvolto e presi a piangere: l'uomo era improvvisamente apparso davanti a me. Mai in vita mia avevo visto un simile essere. Da dove poteva essere venuto? Dal cielo o dal fiume? Eravamo letteralmente confusi».
Un altro indigeno raccontò:
«Nel nostro villaggio si sparse la voce che si erano abbattuti dei fulmini e noi pensammo che gli uomini bianchi fossero questi fulmini scaturiti dal cielo. Altri dissero che costoro erano "gli antenati ritornati dal regno dei morti". Quando qualche tempo dopo il primo aeroplano atterrò nella regione, fu il caos totale. Un'anziana donna raccontò che mentre "il grande uccello" stava atterrando, tutti gli indigeni si erano gettati al suolo, il volto coperto e che successivamente fuggirono, nascondendosi nel bosco; alcuni rimasero abbracciati gli uni agli altri, urlando per lo spavento: "Eravamo tutti in preda al panico, in quanto non capivamo cosa stesse accadendo».
Nuova Guinea, anno 1928 dopo Cristo.
Babilonia 584 prima di Cristo.
I paralleli sono sin troppo evidenti, perché li si possa liquidare come semplici "coincidenze".

Fonte testo: Dossier ALIENI ­ n. 11 (Febbraio ­ Marzo 1998) Dall'articolo di Johannes Fiebag.

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