Scritto da Sirius_Cily | |
Mentre Maya ed Incas sostenevano di proteggere una conoscenza “donata dagli dèi”, un popolo amerindio, chiamato Anasazi, cioè “antichi stranieri”, sosteneva addirittura di essere frutto di una “discendenza stellare”. Edificarono pochi villaggi durante la loro breve permanenza nel corso della storia, con lo scopo di lasciare un monito eterno ai posteri.
Per molti si tratta del più importante mistero archeologico del Nord America. Ed è difficile pensare il contrario quando si inizia a conoscere la storia degli Anasazi, un popolo che ha lasciato tracce di una grande civiltà qui, nel New Mexico, prima di scomparire misteriosamente, circa 800 anni fa… Chi erano? Che funzione avevano i loro enormi kivas? Cos’era per gli Anasazi Pueblo Bonito? Quali segreti del cielo e della terra conosceva questo popolo? Cosa li indusse ad abbandonare improvvisamente Chaco Canyon? Pueblo Bonito nel Chaco Canyon è un grande complesso a forma di ferro di cavallo, edificato nel 1100 d.C. e composto da 700 stanze. Sugli Anasazi si sono dette molte cose da quando, nel 1888, due cow boy capitarono casualmente nel Chaco Canyon, all’epoca in una zona abitata dai pericolosi Navajos. E proprio ai Navajo è legato uno degli errori più diffusi sugli Anasazi, popolo che prende il suo nome proprio da una parola Navajo che significa “antichi” e non come a volte si è detto “i nemici” . In passato, anche di recente, per raccontare le vicende degli Anasazi si è lavorato molto di fantasia: li si è fatti diventare cacciatori di bisonti, animali che invece popolavano zone lontane da qui, mentre erano raffinati contadini; si li si è fatti montare a cavallo anche se i primi cavalli arrivarono in America con gli spagnoli, più di due secoli dopo la “scomparsa” degli Anasazi; si son fatte risalire le loro origini a circa 6.000 anni fa mentre le prime notizie certe di questo popolo risalgono a più o meno 2.000 anni fa. Le costruzioni di Pueblo Bonito raccontano una breve storia: questo complesso venne eretto tra il Mille e il 1150 d.C. Si trattava di un’unica costruzione a ferro di cavallo composta da circa 700 stanze, tutte più o meno delle stesse dimensioni e distribuite su quattro piani. Si calcola che nel momento di maggior splendore ci vivessero oltre mille persone L’aspetto uniforme delle stanze e l’assenza di mobili e arredi hanno fatto in un primo tempo pensare ad una società priva di gerarchie sociali ma c’è chi crede che Pueblo Bonito fosse una specie di enorme convento, destinato ad ospitare la casta sacerdotale degli Anasazi, un popolo ossessionato dal cielo ma anche dalle energie della terra. A questo aspetto della religione degli Anasazi ci riporta anche uno degli aspetti più impressionanti di Pueblo Bonito: i giganteschi kiva, queste enormi fosse perfettamente circolari tipiche di ogni insediamento Anasazi. La caratteristica di Pueblo Bonito è però il numero delle sue kiva, ben 37. Nessun altro sito ne ha così tante. Ma per capire meglio cosa fossero le kiva lasciamo Pueblo Bonito per raggiungere “Casa Rinconada”. Si tratta di una delle più grandi kiva di tutto il Chaco Canyon, con i suoi 20 metri di diametro e i quasi cinque di profondità. Una gigantesca fossa perfettamente circolare che, a differenza delle altre kiva, non è inserita in un centro abitato ma è posta in cima ad una collinetta a mezzo miglio da Pueblo Bonito. Al centro delle kiva c’era sempre anche un focolare. Un particolare che richiama alcune recenti scoperte. Come abbiamo detto sugli Anasazi si son dette spesso delle inesattezze ma una cosa sembra ormai assodata. Gli Anasazi praticavano il cannibalismo. L’ipotesi, avanzata già negli anni Sessanta sulla base del ritrovamento di alcuni crani fratturati e di ossa svuotate del midollo, è stata confermata recentemente sia tramite l’esame di alcune feci umane fossili all’interno delle quali sono stati ritrovati i resti di materiale organico umano sia grazie all’uso del microscopio elettronico. Esaminando alcuni resti di ossa si è potuto appurare che alcune di queste erano state sottoposte a cottura. Inoltre, da una pentola sono emerse tracce di mioglobina umana, una proteina presente nel cuore e nei muscoli. Un’altra caratteristica di Casa Rinconada è il suo allineamento astrale. Sembra infatti che il sole, al momento dell’alba del solstizio d’estate, vada ad illuminare, attraverso una finestra posta sul muro a nord-nord est, una nicchia posta all’interno della kiva. Gli Anasazi erano ossessionati dalle stelle e dal cielo. Di questo abbiamo infinite prove, tante quante sono le costruzione lasciate da questo popolo. Infatti una caratteristica comune a case, villaggi, kiva e villaggi è che sono quasi sempre allineate ad un determinato fenomeno astronomico. La conoscenza che gli Anasazi avevano dell’astronomia lascia ancora oggi sorpresi: uno degli esempi più clamorosi della loro sapienza è rappresentata da questa strada, la Grande Strada del Nord”. Gli Anasazi costruirono molte strade, per un totale di circa 300 chilometri. Ciò che più colpisce è che molte di queste strade non portano da nessuna parte, non uniscono necessariamente tra loro villaggi e kivas ma portano semplicemente a particolari conformazioni geologiche, a sorgenti d’acqua o semplicemente a nulla. Strade quindi costruite presumibilmente a scopo rituale, per condurre a luoghi sacri dove depositare offerte o celebrare cerimonie.
La più nota studiosa della cultura del Chaco Canyon, Anna Sofaer, ritiene addirittura che tutte le maggiori costruzioni degli Anasazi presentino correlazioni con i movimenti tanto del Sole che della Luna sotto almeno tre punti di vista: il loro orientamento, le geometrie interne e le relazioni geografiche tra i vari siti. Uno sforzo immenso che ha segnato tutta la storia Anasazi: la loro vita e la loro fine… Uno dei cow boy che scoprirono Chaco Canyon poco più di un secolo fa, Alfred Witherhill, raccontò del suo stupore nel aggirarsi per le case degli Anasazi: “Quando entrammo nel Navajo Canyon e scoprimmo le rovine, riportammo il nostro mondo indietro di un numero imprecisato di secoli. Tutto era intatto, esattamente come era stato lasciato dagli abitanti originali. Gli oggetti erano sistemati nelle stanze come se le persone fossero appena uscite per far visita ai loro vicini. Esemplari perfetti di stoviglie erano adagiati a terra mentre utensili di ferro e altri attrezzi domestici si trovavano lì dove le donne Anasazi li avevano usati per l’ultima volta”. Intorno al 1200 d.C. è successo qualcosa, in queste terre, che determinò il repentino abbandono da parte degli Anasazi della zona che avevano abitato per oltre mille anni. Accadde qualcosa che ancora non sappiamo ma che si rivelò decisivo, inducendo una popolazione di alcune migliaia di persone ad abbandonare quasi dal giorno alla notte le proprie case per spostarsi, inizialmente di alcuni chilometri a nord e, circa un secolo più tardi, per quasi 500 chilometri verso sud. Il problema della scomparsa degli Anasazi è ancora aperto. Tuttavia sono tre le principali ipotesi intorno alle quali si discute: Mutazioni climatiche: Un più o meno improvviso cambiamento delle condizioni climatiche avrebbe causato una serie di carestie che avrebbero stravolto culture e allevamenti; Necessità strategiche: Popoli vicini, meno civili ma più aggressivi, avrebbero, con continue invasioni, indotti gli Anasazi a spostarsi più a Sud. A sostegno di questa tesi c’è la parziale fortificazione dei siti di Mesa Verde, all’estremo nord dell’area della “Cultura Chaco”; Decisione rituale: Motivazioni religiose magari causate dall’interpretazione di alcuni movimenti astrali, avrebbero spinto questo popolo religiosissimo a spostarsi per sempre, o comunque, anche se sulla spinta di motivi contingenti, a muoversi secondo un preciso copione. E forse, proprio la spiegazione che a noi, uomini del Terzo millennio, sembra la più fantasiosa, potrebbe essere quella più logica. E non solo perché è quella che si collega meglio a quella che gli archeologici, basandosi sullo stato delle case al momento della loro scoperta, chiamano “Evidenza archeologica di un rapido spostamento”. Ma anche perché, una volta presa la decisione – qualunque sia stato il motivo – di migrare verso sud, gli Anasazi lo fecero coerentemente con la loro cultura astronomica. Infatti la destinazione del loro migrazione finale sia stata la zona di Casas Grandes, nello Stato di Chihuahua; Ebbene Casas Grandes è esattamente sullo stesso meridiano di Chaco Canyon, il 108°. Non solo, anche altri centri abitati dagli Anasazi dopo l’abbandono di Chaco Canyon (Atzec ruins e Salomon Ruins), benché a Nord dello stesso Chaco Canyon, sono a loro volta allineati sempre lungo il 108° parallelo. Nessuno, ancora oggi ha saputo spiegare come questo antico popolo abbia potuto spostarsi, per oltre 600 chilometri, con tanta precisione lungo l’asse nord-sud. http://www.nibiru2012.it/misteri-e-curiosita/la-scomparsa-degli-anasazi.html |
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venerdì 31 luglio 2009
La scomparsa degli Anasazi
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