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domenica 27 aprile 2008

IL CASO ZANFRETTA


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Se qualcuno ci chiedesse se riteniamo possibile che un uomo possa essere catturato da misteriosi extraterrestri alti tre metri e trasportato all'interno di un enorme disco volante, la risposta non potrebbe essere che no. Anzi, quasi quasi dubiteremmo pure della sanità mentale di chi ci ha rivolto la domanda. Secondo quanto ci hanno insegnato sui banchi di scuola, infatti, un mondo abitato da creature intelligenti deve ancora essere scoperto. Figuriamoci poi se si può credere a fantastici alieni che si divertirebbero a volare sulle nostre teste e che di tanto in tanto, per motivi che sarebbe difficile comprendere, «prelevano» un povero diavolo per interrogarlo, usarlo come cavia per qualche esperimento scientifico oppure, come nel caso di Zanfretta, affidargli la custodia di una fantomatica sfera contenente una piramide luminosa il cui scopo sarebbe quello di renderci edotti sulla loro presunta civiltà. Ripeto: si può credere a tutto questo? La risposta, in qualunque modo la si voglia mettere, non può essere che no. La realtà, però, non è così in bianco e nero come spesso la immaginiamo. Anche se la nostra ragione si rifiuta di prendere in considerazione fatti che non rientrano nei canoni scientifici che conosciamo, non si possono ignorare episodi che accadono concretamente nel nostro mondo solo perché non rientrano nei parametri della scienza ufficiale. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ad un fenomeno che coinvolge decine o centinaia di testimoni liquidandolo semplicemente con un «Non può essere» e dando del pazzo a coloro che ne sono rimasti coinvolti loro malgrado. Perché questo è proprio quello che è successo con il caso Zanfretta. In questa breve presentazione del libro non intendo riassumere gli avvenimenti che sono stati oggetto di due anni di indagini in poche e succinte parole. Chi fosse interessato alla vicenda dovrebbe leggersi il volume ed eventualmente allargare la ricerca ad altre fonti. Voglio però tratteggiare i contorni di questa storia e, possibilmente, suscitare alcune riflessioni. La prima volta che la guardia giurata Piero Fortunato Zanfretta dell'Istituto di vigilanza privata «Valbisagno» ha fatto parlare di se è stato nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978 quando fu trovato in stato di choc e in preda ad un indicibile terrore nei pressi della villa «Casa nostra» di Marzano di Torriglia, un piccolo centro sulle alture di Genova. Quando si riprese, Zanfretta raccontò tremando di aver visto «un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o tuta molle, comunque grigia» che subito dopo volo via «in una gigantesca luce a forma di triangolo, sormontata da lucette di diverso colore» . Quando la notizia uscì sul «Secolo XIX» , il quotidiano regionale più diffuso della Liguria, l'uomo divenne subito oggetto di un'interminabile serie di scherzi e battute. Eravamo negli anni Settanta e a Genova, una città che per tradizione rifiuta il nuovo. Figuriamoci poi se appare nella veste di un Ufo con tanto di rapimento e alieni giganteschi. Allora ero un giovane cronista fresco di studi americani e quindi con una mentalità decisamente più aperta di quella di molti miei concittadini. Ragionando, mi chiedevo perché un metronotte stimato nel suo ambiente come uomo serio e coraggioso, sposato e padre di due figli, si andasse a complicare la vita, rischiando seriamente il licenziamento, raccontando quella strana favola ufologica. Decisi allora di indagare per saperne di più e fu proprio quella la ragione che per due anni mi fece seguire le avventure di Piero Zanfretta, ormai diventato noto in tutta Italia dopo la sua comparsa alla trasmissione televisiva Rai «Portobello» di Enzo Tortora. Del resto il caso Zanfretta non ci sarebbe stato - e oggi non ne sapremmo nulla - se io non avessi chiesto, e ottenuto, che la guardia giurata fosse sottoposta a ipnosi regressiva. Per farla breve, l'uomo ebbe altri tre «incontri ravvicinati» con i presunti alieni e durante l'ipnosi continuò a fornire dettagli a dir poco esplosivi. Il punto era che spesso e volentieri le sue testimonianze collimavano con quelle di altre persone che si sono trovate a vivere l'esperienza dell'avvistamento ufologico. Nel primo caso, ad esempio, i carabinieri di Torriglia, comandati dal maresciallo Antonio Nucchi, trovarono 52 testimoni oculari e una grossa traccia a forma di ferro di cavallo nel punto in cui Zanfretta venne trovato. La circostanza si ripetè in altri incontri e sempre più allarmante sembrava la coincidenza che i misteriosi episodi fossero confermati da testimoni o da fatti oggettivi. Nel 1980, così come erano comparsi, gli avvistamenti ufologici sparirono dalla provincia di Genova. E anche per Zanfretta, ormai completamente succube degli «extraterrestri» , venne il momento di salutare i suoi «amici» . Almeno ufficialmente, i suoi incontri terminarono. Ed egli in privato continuò a sostenere di essere il guardiano di una sfera che però, a quanto ne so, nessuno è mai riuscito a vedere. Persino nelle sedute ipnotiche dimostrava di essere chiaramente controllato da una forza estranea che lo faceva regolarmente sfuggire al controllo del dottor Mauro Moretti, il medico ipnotista che lo seguiva. Da quel momento persi di vista Zanfretta e fu solo quattro anni dopo, nel 1984, ormai a mente fredda, che mi decisi a raccontare la mia esperienza in un libro pubblicando «Luci nella Notte, Ufo: Il Caso Zanfretta» con la Alkaest Editrice di Genova. Recentemente, invece, il libro è stato riproposto dalla De Ferrari Editore con il titolo «Il Caso Zanfretta» . Il volume suscitò anche un buon interesse dopo che la Rai ne ricavò uno sceneggiato televisivo in due puntate che andò in onda il 12 e 18 dicembre 1984. Devo dire che in quel periodo Zanfretta era davvero molto conosciuto. Un mio articolo apparso sul settimanale «Gente» venne tradotto e venduto in tutto il mondo. Mi capitò di trovare pezzi sul caso Zanfretta in giornali americani, brasiliani e giapponesi. Ancora adesso, se si cerca nella bibliografia internazionale, il nome di Zanfretta salta fuori assieme al mio libro. Un ulteriore sviluppo internazionale del caso avvenne nel '92 quando venni invitato a Tucson, in Arizona, per presentare il volume al primo Congresso mondiale di ufologia. In quell'occasione venne fuori una realtà americana della quale, fino ad oggi, non ho mai parlato. Intendo dire che all'Hotel Hilton di Tucson venni contattato da due persone, un uomo e una donna, che mi dissero di ritenere attendibile la storia di Zanfretta anche perché loro erano a conoscenza di altre due sfere esistenti sulla Terra, anch'esse donate da alieni a presunti rapiti. Insomma, volevano a tutti i costi la sfera di Zanfretta e per ottenerla erano disposti a ricompensarci principescamente. Per dimostrare che non scherzavano, i due, che si dicevano rappresentanti di una non meglio specificata organizzazione, vennero a trovarmi in Liguria dopo il mio ritorno e stettero due settimane parlandomi di tutti i loro progetti da fare insieme. Io avrei preferito cedere i diritti del libro e farla finita lì , ma loro desideravano invece coinvolgermi in una joint-venture comune. In altre parole una società che doveva gestire il business che sarebbe scaturito dall'uscita di un film, prodotto da Hollywood, sul caso Zanfretta. A questo proposito mi fecero inviare da un legale di Chicago (anche se loro erano dell'Arizona, quindi l'organizzazione di cui facevano parte non era locale ma nazionale) un contratto che io dovevo firmare. Contratto che però io non volli sottoscrivere in quanto mi qualificava come maggior azionista della società (50%) la cui gestione era affidata interamente agli altri due (25% l'uno). Era come dire che io sarei stato responsabile di tutto quello che loro avrebbero fatto o deciso. Su questo scoglio l'accordo saltò e non se ne fece più nulla. Dopo un po' dei due non sentii più parlare. Questa storia, però, provocò una cocente delusione in Zanfretta che probabilmente si vedeva già in America. Comunque sia, poco tempo dopo l'uomo ebbe guai con la giustizia (anche se ha sempre sostenuto di essere stato vittima di un complotto), abbandonò la divisa da guardia giurata e si mise a fare altri lavori. Un po' di soddisfazione cinematografica gli sta arrivando proprio in questo periodo visto che la Liguria Film Company ha appena annunciato di voler girare un film di fantascienza a sfondo ironico («Invaxön», ma si legge «Invasciun» , alla genovese) che prende spunto proprio dalle sue avventure. Non sarà un successo hollywoodiano, ma è comunque qualcosa. Del resto, film a parte, a quanto mi dicono continua a dire di essere il guardiano di quella sfera. E nessuno è mai riuscito a risolvere il mistero che si porta dentro.

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