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mercoledì 2 aprile 2008

Quello che non sapevate sui Puffi....


I Puffi - Messaggi subliminali

Il cartone animato narrava le storie e le vicende degli abitanti di un villaggio, i Puffi, strane creature blu comandate da un grande vecchio chiamato Grande Puffo. I modelli di comportamento trasmessi dal cartone animato erano pregni di messaggi che richiamavano esplicitamente al marxismo-leninismo; inoltre numerosi messaggi subliminali inseriti nelle varie puntate trasmettevano un’idea di mondo governato dalle regole del socialismo reale. Probabilmente i Puffi sono stati un tentativo mediatico di indottrinamento politico a favore del modello di vita comunista e sovietico in particolare.

Grande Puffo

Egli è il capo indiscusso del villaggio, ha il potere decisionale in ogni ambito della vita sociale della comunità. Non è eletto ma si trova nella sua posizione forse perché è il membro più anziano della comunità. Il suo potere è incontestabile dai Puffi: l’unico che alle volte si contrappone a Grande Puffo è Quattrocchi (che sembra riportare alla memoria Lev Davidovic Trotsky), ma con scarsi risultati. Il capo supremo fa rispettare le leggi del villaggio e determina la vita sociale ed economica dello stesso, regolando di conseguenza tutte le attività che i Puffi svolgono. Le sue fattezze così particolari non possono che far sì che venga paragonato a Karl Marx, autore de “Il Capitale” e capostipite dell’idea socialista in cui il popolo sovietico e socialista (i Puffi) si riconosce e in cui crede ciecamente. A Grande Puffo-Marx i Puffi si rapportano quasi come ad un idolo, un duce supremo onniscente. Egli è venerato, infallibile e nelle avversità riesce sempre egregiamente a guidare la comunità di cui è capo fuori dai guai. Non è possibile avere la certezza che l’intento di Peyo nella raffigurazione di Grande Puffo fosse quello di avvicinare i giovani spettatori del cartone animato al padre del Socialismo. Il fatto che la rassomiglianza tra le fattezze dei due soggetti sia così evidente sembra però rafforzare la nostra ipotesi. Ipotesi che verrebbe confermata anche dal ruolo che Grande Puffo ricopre all’interno della vita sociale del villaggio. Quella di un “grande compagno” (dal fatto che abbiamo stabilito che nel linguaggio dei Puffi la parola puffo denota l’individuo ma connota “compagno“). Dopo aver stabilito che Grande Puffo-Marx sia un inequivocabile richiamo alle idee socialiste passiamo ora ad analizzare gli altri Puffi. Personaggi per i quali vi sono altrettanto inquietanti analogie politico/partitiche.

I Puffi

I Puffi sono delle creature di colore blu ed indossano tutti un berretto di colore bianco, tranne il capovillaggio che ha il berretto rosso. La loro età non è ben definibile: diciamo che c’è un anziano (Grande Puffo) ed il resto della comunità sembra essere composto da individui adulti ma ancora relativamente giovani. Ciò ha notevoli ripercussioni anche nella vita sociale del villaggio e nei rapporti tra gli individui che analizzeremo in seguito. Nelle versioni successive vengono introdotti nuovi personaggi, un pittore, un poeta, un anziano e tre bambini. Non a caso ciò coincide con l’avvio della glasnost di Gorbacev Mihail Sergeevic: probabilmente anche nel mondo dei cartoni animati la “pubblicità” stava modificando le cose. Il genere sessuale è altrettanto indefinibile dai tratti somatici che sono uniformi per tutti i Puffi, lo si intuisce dai comportamenti sociali. La mancata differenziazione tra i sessi e tra gli individui sicuramente ci riporta all’idea comunista di società egualitaria senza barriere tra i sessi e tra gli individui. C’è un solo essere femminile all’interno della comunità, si chiama Puffetta e si distingue dagli altri per una fluente chioma bionda. I Puffi si identificano l’uno con l’altro solamente grazie al ruolo che ognuno ricopre nel processo di produzione: il loro nome è dato dalle abilità specifiche e dai compiti che assumono nel ciclo produttivo della comunità. La parola “puffo“, che precede la qualifica che contraddistingue i Puffi, assume perciò una funzione unificatrice ed identificatrice (sociale) dei membri del villaggio: è naturale il paragone con la parola “compagno” utilizzata dal partito comunista per identificare i membri dell’apparato e tutti i cittadini.

Smurf

Il titolo originale delle tavole di Peyo era “La flute à Six Schtroumpfs“. Nella commercializzazione è stato modificato a seconda della lingua di programmazione del cartone animato (ci sono 25 versioni fino ad oggi):

Olandese: Smurfenin
Tedesco: Smurfen
Francese: Schtroumpfs
Spagnolo: Pitufos
Danese: Smols
Afrikaans: Smurfies
Serbo-Croato: Strumps
Giapponese: Cumafu
Ungherese: Torpèk
Ciò che ci interessa è il titolo con cui il cartone animato veniva proposto ai bambini anglofoni: SMURF. Apparentemente il titolo non ha legami con il mondo reale ed è una pura fantasia, ma alcuni studiosi di questo fenomeno mediatico invece hanno provato a dare un’interpretazione anche alle motivazioni per le quali è stato scelto questo nome bizzarro. Le iniziali di Smurf infatti potrebbero essere riferite a:
Socialist
Men
Under a
Red
Father
Per me ciò sembra una forzatura alla ricerca, probabilmente viziata dalla tesi di partenza (ricordo che questo brano l’ho trovato in rete, non so chi sia l’autore. NdScorpio). Tuttavia non è da escludere che sia l’ennesimo messaggio subliminale nascosto nei livelli di lettura profondi del cartone animato. In fin dei conti era soprattutto il mondo anglofono (USA-GB) il principale nemico del Comunismo. Viste le innumerevoli sorprese che ci ha riservato questo studio non possiamo trascurare che sia possibile leggere il titolo del cartone animato come: “Uomini socialisti sotto un padre rosso“.

Il linguaggio

Elemento di fondamentale importanza che riconduce “il Villaggio dei Puffi” ad un cartone animato di chiara matrice politico/partitica è il linguaggio. Innanzitutto i nomi dei personaggi, che come abbiamo già riportato indicano il ruolo che il soggetto assume nel processo produttivo e non sono stabiliti alla nascita come avviene nella normale prassi. Da un punto di vista semantico, inoltre, la parola “puffo” si sostituisce molte volte al normale frasario (ad esempio verbi come “fare” sono tradotti come “puffare“) e viene anteposta al nome dell’individuo per qualificarlo (Puffo inventore, Puffo poeta, ecc.). Da ciò è possibile dedurre che PUFFO significa COMPAGNO! Pertanto come tra i membri del partito Comunista anche i Puffi tra di loro si chiamano compagni. In secondo luogo, le canzoni che i Puffi cantano durante le attività lavorative, ad esempio la famosissima “la la lala lala la lalalala…” (con una vaga somiglianza all’inno dell’URSS). Nel regime sovietico le canzoni che i lavoratori cantavano erano composte appositamente dall’intellighenzia e trattavano temi sociali, inneggiando al proletariato e alla produzione. Anche nel villaggio l’attività lavorativa viene scandita dal ritmo di canzoni che servono per incitare i Puffi nel loro lavoro. E’ tipica la scena in cui i Puffi si incamminano in fila indiana (capofila ovviamente è sempre l’onnipresente Grande Puffo) per recarsi a lavorare e cantano canzoni per incentivare la produzione. Oltre a questo le canzoni determinano l’appartenenza dei membri della comunità dei Puffi, con lo stesso ruolo delle note dell’Internazionale Socialista. Durante le attività lavorative è immancabile la coordinazione e la supervisione di Grande Puffo, e lo stesso vale quando i Puffi suonano, infatti è Grande Puffo a dirigere l’orchestra.

Il villaggio dei Puffi

La struttura del villaggio è molto particolare: le abitazioni dei Puffi sono fatte a forma di fungo e sono composte da un unico locale, infatti le dimensioni sono molto limitate (elemento tipico dell’edizilia popolare sovietica). I colori esterni sono sgargianti a dispetto di un interno molto scarno e spoglio. Le case del villaggio sono predisposte in modo che non ci siano “posizioni migliori” tra le abitazioni: anche la casa di Grande Puffo è mimetizzata in mezzo alle altre. Il villaggio è collocato in una vallata; non molto lontano c’è la magione del nemico dei Puffi, Gargamella, che vive in una casa decadente e malmessa.

Gargamella

Egli è il nemico giurato dei Puffi, un uomo di mezza età, brutto, pelato e soprattutto molto cattivo. Gargamella è un mago di scarse capacità ed ha un obiettivo nella vita: catturare i Puffi al fine di trasformarli in oro. E’ certamente il nemico numero uno dei Puffi, dal quale diffidare sempre perché è malvagio ed infido. Gargamella non è altro che la raffigurazione umana del capitalismo! Il fatto che voglia trasformare i Puffi in oro (e quindi in mercato) non è casuale. Altro elemento di interesse può darcelo il libro di formule magiche adottato dal perfido mago, che altro non sarebbe se non un richiamo alla pochezza della cultura occidentale. I Puffi si trovano sempre a combattere contro Gargamella e sempre riescono brillantemente a sopraffarlo: ciò è segno dell’incompatibilità tra il sistema socialista e quello capitalista che come previsto da Stalin avrebbero finito inevitabilente per scontrarsi tra loro.

Birba

Gargamella possiede un gatto di nome Birba. Tale gatto è cattivo come il padrone ed ha un aspetto molto ripugnante. Anche Birba caccia i Puffi (ma per mangiarli) e nutre un odio viscerale verso il popolo blu. Nella versione originale del cartone animato Birba si chiamava Azreal, tipico nome di origine ebraica, quindi probabilmente il gatto rappresenta l’altro grande nemico del regime sovietico: gli Ebrei. Birba/Azreal potrebbe rappresentare un incitamento ai pogrom (termine storico di origine russa che indica le sommosse popolari antisemite), oppure contribuire a rafforzare la diffidenza nei confronti degli Ebrei (basti ricordare Stalin e la congiura dei medici).

L’economia del villaggio

Forse l’aspetto economico è uno dei più interessanti elementi a supporto dell’ipotesi sostenuta in queste pagine. L’economia del villaggio è pianificata e centralizzata sul modello socialista reale: Grande Puffo è l’artefice dei piani economici (di impostazione staliniana) e non è possibile rintracciare attività private volte a fini di lucro nel villaggio. La N.E.P. sembra una chimera per i poveri Puffi, costretti a lavorare per vedere poi la produzione ridistribuita secondo criteri egualitaristici stabiliti da Grande Puffo; per cui chi produrrà in maniera disomogenea si vedrà retribuito uniformemente, anche rispetto a chi ha prodotto più (o meno) di lui. Il mercato all’interno del villaggio è inesistente, anche la moneta non esiste: tutto avviene per principi redistributivi stabiliti e pianificati dall’alto. Lo scambio o il baratto non vengono praticati perché i bisogni dei Puffi sono tutti identici dato che i Puffi sono “perfettamente uguali tra loro” anche nelle necessità. Infatti nella società dei Puffi non ci sono classi sociali, non esiste una borghesia in quanto i mezzi di produzione appartengono al popolo; i Puffi sono un proletariato che si è emancipato dalla schiavitù borghese e vive applicando le idee del socialismo reale. E’ Grande Puffo che stabilisce cosa serve, in che quantità e quando deve essere prodotto o raccolto. La conformazione del villaggio sotto il punto di vista economico perciò è quella di un Kolchoz sovietico (azienda collettiva). Questa inquietante analogia con i principi (soprattutto con i modi di attualizzazione) del marxismo-leninismo è la riprova della faziosità del cartone animato. E’ possibile anche identificare un’oligarchia comunista che si è soppiantata agli eventuali Kulaki (termine che indicava la classe agiata dei contadini) preesistenti nel villaggio. Come sosteneva Miovan Gilas nei suoi scritti sull’oligarchia nel regime comunista (la c.d. nomenklatura) anche nei Puffi ci sono individui che, godendo del favore del capo, si arricchiscono alle spalle del goloso. Un esempio di ciò è Puffo Goloso, che, infischiandosene dell’equa redistribuzione del cibo, approfitta della propria posizione per soddisfare la sua fame alle spalle degli altri Puffi.

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