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mercoledì 9 aprile 2008

Mr. Kraft & le razioni per la guerra



Il signor Kraft: un tedesco, immigrato negli USA, che tirava a campare, fornendo formaggio e generi alimentari

ai minatori, agli inizi dello scorso secolo. Per favorirne la conservazione e sveltire la vendita, divise ogni forma

in otto fette triangolari avvolgendole nella stagnola. La trovata si dimostrò pratica: le razioni K, dal suo nome,

adottate, nella prima Guerra Mondiale, dall'esercito americano, sono in uso ancora oggi. Definite,

con una semplicissima modifica C, Combat, dovrebbero rappresentare l'alimentazione sufficiente a nutrire

per 24 ore un soldato in zona di combattimento.

In realtà, la formula è stata superata con la diffusione anche tra il pubblico, e con l'affermarsi di confezioni,

più complete e non troppo costose, dei liofilizzati: leggeri, compatti, non deperibili e senza conservanti.

La razione K pesa, ancora oggi, circa un chilo: un pacco squadrato, cm 30 x 20 x 20, avvolto in spessa

stagnola sigillata verde-oliva; contiene due scatole di cartone, pranzo e cena, con alimenti poco dissimili.

I soldati risolvono l'ingombro distribuendolo nelle capaci tasche della tuta da combattimento.

Dopo la seconda Guerra Mondiale, razioni speciali vengono confezionate per le unità di pattugliamento

a lungo raggio: pasti leggeri, precotti e liofilizzati, in sacchetti di plastica di ridottissimo ingombro.

L'esercito italiano adotta razioni K alquanto diverse da quelle americane, con scatole di raviolini e di carne

in gelatina piuttosto che tacchino e burro di arachidi. In commercio non sono reperibili; ma qualche

azienda alimentare confeziona razioni di emergenza per corpi speciali delle forze armate e per l'Unicef.

Vengono spesso adottate nelle gare, nelle esercitazioni di sopravvivenza e nei wargames organizzati dalla Federazione italiana survival.

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